Donne expatriate

E qui dovrei scrivere tutto quello che mi detta mia moglie !!
Eh si perché il Libro “Milano Barcellona Solo Andata” l’ha scritto lei.
E perché se non fosse stato per lei io sarei ancora a Milano…ad aspettare “il momento giusto”.
Come per sposarmi, diventare padre, crescere nel lavoro, guardare un po’ più in là del mio naso, della mia zona di comfort, delle mie indiscutibili sicurezze.

Diciamoci la verità…sono le nostre donne, madri e mogli che ci spingono ad affrontare il mondo che ci aspetta appena fuori dalla porta, e sono sempre loro che si buttano con energia ed entusiasmo verso l’ignoto con la stessa determinazione che mettono nel vincere le battaglie quotidiane, giorno dopo giorno.
No, non è un tributo dovuto per forza alle donne ma solo l’analisi del fatto che la maggior parte di voi che mi scrive per trasferirsi è donna o che la decisione di partire fa quasi sempre capo a una moglie.
Sono tantissime le donne che sono espatriate nel mondo, molte più degli uomini.
E sono tantissime le donne qui a Barcellona che occupano posti di rilevanza nel lavoro, di autorità e di prestigio.
Come vi è certamente capitato di vedere in televisione in questi giorni con i fatti dell’indipendentismo, la donna occupa posizioni di potere anche all’interno della politica locale e nazionale. E sono donne giovani, la nuova generazione.
Donne che ha Barcellona hanno libertà di pensiero e di azione sempre nel rispetto della legge e delle idee altrui.

Barcellona è una fucina di idee e la maggior parte sono imprese che vedono il gentil sesso ai posti di comando, con progetti locali di incremento del lavoro femminile o con impieghi in multinazionali.
Questo da rilevanza a un Paese che storicamente è maschilista e vede la donna solo come moglie e madre.
Un po’ come a casa nostra.
I tempi cambiano, anche se lentamente, e sicuramente gli stipendi, diversi tra uomo e donna ne fanno le spese. Questione di poco, hanno detto, e verranno parificati.
Speriamo, dico io, per buona pace di tutti.

Mi sono documentato parecchio su ciò che le donne dicono riguardo al fatto di essere state costrette a uscire dal loro Paese natale per trovare una vita dignitosa e un lavoro dove fossero apprezzate per le proprie competenze. Ho ascoltato i loro discorsi quasi sempre incentrati sulla malinconia di aver dovuto lasciare la propria casa, la propria famiglia ma forti di aver trovato assolutamente una posizione stabile e adeguata che in Italia non avrebbero mai trovato, se non dopo anni di estenuanti e infruttuose ricerche.
Traspare, dalle loro lunghe discussioni, una costante battaglia tra il rimanere e il tornare, tra la appagante sicurezza e la perdita totale della propria identità culturale a favore di quella locale ricordata solo da qualche sporadica improbabile “pizza napoletana”.
E così ritorniamo alle battaglie quotidiane per trovare il giusto equilibro fra stabilità economica e tranquillità familiare.
Che dire a questo punto?
Uscire dall’Italia per trovare opportunità nuove e concrete è una decisione importante e emozionante ma al tempo stesso ricca di contraddizioni e dubbi.
Le decisioni facili non esistono perché non sarebbero tali, e troppa gente si preoccupa sempre dei sensi unici o dei sensi vietati senza mai mettersi realmente in cammino.
Espatriare e trovarsi in un altro Paese, con un’altra lingua e un’altra cultura è come rinascere una seconda volta e avere al tempo testo tutto il sapere che l’età adulta ha portato con sé.
Ma non basta.
L’imprenditoria femminile e giovanile è promossa e supportata dal Comune di Barcellona ( e della Catalonia) in modo esemplare quindi non è assolutamente difficile trovare un lavoro o iniziare una nuova attività con i finanziamenti riservati alle donne, giovani o mature che esse siano.
Io stesso o persone del mio staff ti possono guidare verso questo obiettivo nel più breve tempo possibile evitando ostacoli o perdite di tempo.
Sappiamo esattamente come aiutarti e abbiamo tutte le conoscenze e competenze necessarie per farlo.
Barcellona ti da il benvenuto!

“Gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta.”
(Groucho Marx)

Fabio Ciabattini

 

LIBERTA’, un lusso che nessuno può comprare

LIBERTA’, un lusso che nessuno può comprare

Finalmente ci siamo…

le nostre abitudini sono irrimediabilmente cambiate.

Chiunque, nessuno escluso.

Abbiamo man mano rallentato i nostri ritmi.

La mattina apriamo gli occhi sapendo che non dobbiamo correre da nessuna parte, che possiamo permetterci di fare una colazione con tutta calma, che possiamo decidere della nostra vita e che nessuno discuterà le nostre decisioni.

Abbiamo cominciato a guardare ciò che ci sta intorno con un interesse diverso, più profondo, meno superficiale.

Troviamo veri tesori dentro cassetti e armadi.

Scopriamo che la libertà è un lusso che NESSUNO può comprare.

Impariamo a fare i conti con le nostre paure e a confrontarci seriamente con i nostri problemi.

Probabilmente quando usciremo da questa prigione avremo capito meglio chi siamo, chi amiamo e cosa importa davvero nella vita.

Tutte quelle persone che “non hanno mai tempo” che “hanno un’agenda fitta di impegni” scadenziati ogni 15 minuti, che ti parlano senza quasi guardarti in faccia nè sapere chi sei o che organizzano di proposito la loro giornata in questo modo perchè non gli dia tempo di pensare a chi sono e dove vogliono andare davvero…..

Questa reclusione ha gli stessi effetti che subiscono tutti i detenuti e che, non interessa a nessuno in considerazione dei reati più o meno gravi che hanno commesso.

Eppure la libertà è un diritto fino a quando non ci siano cause di forza maggiore ad impedirlo.

E la quarantena che ci hanno imposto ha leso questo diritto, se pur per il bene nostro e altrui.

Ed ecco che, dopo le prime settimane di adattamento abbiamo capito che non è una situazione così transitoria da viverla come una vacanza e nemmeno una vera detenzione da drammatizzare ma che prima o poi avrà una fine ma sarà necessario un periodo di assestamento personale e collettivo.

Proprio in questa fase in cui ancora arranchiamo e nella quale non sappiamo quasi nulla di ciò che sarà nei prossimi mesi ..

E’ proprio qui che abbassiamo tutte le difese, diventiamo ciò che siamo veramente; chi siamo davvero e ci spogliamo dall’opportunismo, dalle maschere e da tutto ciò che non possiamo sostenere per così lungo tempo nella nostra intimità casalinga h24.

Il tempo del quale tanto crudelmente ci siamo privati in questi ultimi anni ci viene regalato tutto insieme da Madre Natura che, con la sua proverbiale e amorevole durezza ci costringe a rallentare e a imparare che ne abbiamo davvero un disperato bisogno.

Tutto il nostro mondo è finalmente più chiaro ?

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Turismo sostenibile nel 2020: la Generazione Z e Millennial

Turismo sostenibile nel 2020: la Generazione Z e Millennial

I consumatori di oggi sono più che mai consapevoli del loro impatto sull’ambiente.

E questo influenza le loro decisioni di acquisto.

Questo modifica certamente il modo in cui le persone programmano e prenotano i loro viaggi.  Ecco che cosa abbiamo scoperto:

1. La Germania vanta il maggior numero di green traveler

La Germania è in testa nell’ambito dei viaggi eco-consapevoli. Il 22% dei viaggiatori tedeschi sono “green traveler”: viaggiatori che, almeno una volta negli ultimi sei mesi, hanno deciso di non prenotare viaggi allo scopo di ridurre la loro impronta ecologica. Anche la Francia, la Spagna e il Regno Unito erano tra i primi cinque paesi con la percentuale più alta di green traveler.

Green traveler per paese

2. Le giovani generazioni sono i viaggiatori più eco-sostenibili

La Gen Z e i Millennial sono quelli che potrebbero essere maggiormente consapevoli della necessità di modificare oggi i comportamenti dei viaggiatori.1Dei viaggiatori intervistati, il 62% di coloro che hanno annullato un viaggio negli ultimi sei mesi appartenevano alla Gen Z o ai Millennial.

I green traveler sono significativamente più giovani della media

Secondo uno studio di Booking.com, il 54% della Gen Z dice che l’impatto ambientale che i viaggi hanno sulle destinazioni è un fattore importante quando si sceglie dove prenotare il viaggio, e il 56% preferisce soggiornare in sistemazioni verdi o amiche dell’ambiente.

Se la notorietà del caso internazionale e attivista ambientale Greta Thunberg (che rifiuta il viaggio aereo) è un’indicazione, il settore dei viaggi sentirà sempre più l’esigenza nel 2020 di interessare i giovani viaggiatori con modalità earth-friendly.

3. I green traveler sono un gruppo limitato ma potente.

Anche se non numerosi, i green traveler sono però una minoranza che conta. Uno studio di Mandala Research ha scoperto che i viaggiatori che cercano e prenotano sistemazioni offerte come più “sostenibili” soggiornano, in media, tre giorni in più degli altri ospiti.

Il viaggio eco-consapevole è trendy.

Secondo lo stesso sondaggio di Booking.com, l’87% di tutti i turisti desidera opzioni di viaggio più sostenibili, e il 67% è disponibile a spendere almeno il 5% in più per il loro viaggio se questo può garantire il minore impatto possibile sull’ambiente.

barcellona.link

Coronavirus: urbanismo contro le epidemie

Barcellona ha modificato il suo tessuto urbano nel 19 ° secolo per porre fine alla malsana città che era.

“I problemi di salute pubblica sono stati il motivo principale che ha permesso di ripensare la città, perché le malattie affliggevano sia i ricchi che i poveri” . Richard Sennet, in Build and Live .

Questa è stata la ragione principale per la nascita della moderna pianificazione urbana a Barcellona .

Con l’aiuto di Ildefons Cerdà, fu progettato un nuovo quartiere oltre le mura che furono demolite nel 1854 per combattere contro le epidemie che afflissero nel XIX secolo le grandi città, sempre più popolate e con un grave problema di sovraffollamento. Le quarantene imposte a Barcellona per far fronte alle malattie non avevano funzionato e lo sviluppo della scienza e della statistica imponeva l’idea di “una città igienica e funzionale che dovrebbe consentire una condizione di uguaglianza tra tutti i residenti che la usavano”, a parole dell’urbanista Joan Busquets.

La Barcellona resiliente è uscita da queste periodiche epidemie attraverso la pianificazione urbana. Cerdà, che era un ingegnere, ma fu il primo a scrivere questa parola in un testo stampato, impiantò un nuovo tessuto urbano e studiò le condizioni di vita dei lavoratori. L’architetto Vicente Guallart spiega che, appartenente alla corrente dei socialisti utopici, era molto interessato a migliorare la situazione dei lavoratori che vivevano nelle aree più depresse e insalubri, e lo studio lo ha fatto attraverso le statistiche. Ha anche prestato grande attenzione alla creazione di una potente infrastruttura fognaria e all’eliminazione dei pozzi neri, afferma l’architetto Toni Solanas, membro del gruppo di lavoro Salut i Arquitectura del Col·legi d’Arquitectura de Catalunya (COAC).

“A quel tempo, i medici pensavano che il colera si diffondesse nell’aria e non nell’acqua.

Era un periodo di pieno sviluppo industriale con molte fabbriche che cominciavano a funzionare e il fumo nero dei camini stava inondando Barcellona ”, afferma Solanas. Quindi, ci fu la creazione di un nuovo quartiere, 20 volte più grande della città vecchia, con case piene di luce solare, ventilate e con terrazze interne. Una zona residenziale formata da strade alberate delle stesse proporzioni con angoli che fungevano da piccole piazze e in cui era anche garantita la mobilità.

Per l’architetto e professore di urbanistica Maria Rubert, lo sviluppo scientifico della metà del XIX secolo fu decisivo quando applicato al tessuto urbano della città per combattere le malattie, una circostanza che è stata ripetuta nel corso della storia. Rubert dà ad esempio l’incorporazione di fontane nelle piazze o la rimozione di cimiteri fuori dalle città, pratiche introdotte durante il regno di Carlo III che servirono a mitigare gli effetti delle epidemie che decimarono la popolazione.

Il progetto di Cerdà finì per subire terribili variazioni. Solanas e Guallart avvertono che la speculazione e la densificazione sono stati i due processi che hanno finito per distorcere completamente il progetto. Anche se riconosce che il modello sopravvive, dal momento che ha significato un cambiamento di paradigma nella concezione della città moderna.

Modifiche normative

Proposta di chiedere alla Generalitat modifiche all’attuale decreto dell’abitabilità

I professionisti dell’architettura odierni sottolineano che è difficile prendere esempio del piano Cerdà sull’attuale epidemia di Coronavirus a Barcellona. Ma coincidono nel sottolineare che il confinamento obbligatorio della popolazione nelle case private dovrebbe essere un prima e un dopo nella concezione delle nuove case da costruire.

L’architetto capo del Consiglio comunale di Barcellona, ​​Xavier Matilla, è stato uno dei primi lavoratori comunali a cui è stato diagnosticato Covid-19 ed è stato tenuto in confinamento dal 9 marzo. “Ora, all’interno delle nostre case, dovremmo riflettere forzatamente su come viviamo. Perché i bagni, che dovrebbero essere le stanze più ventilate, sono all’interno? Perché gli spazi comuni sono stati ridotti al minimo così come l’area degli appartamenti? ”chiede. Domande le cui risposte lo portano inevitabilmente a definire che le case dovrebbero smettere di essere viste con una logica prettamente economica per dare priorità soprattutto alla loro qualità.

Solanas concorda su questa idea e sottolinea che prevale un’architettura low cost nella progettazione di edifici . Avverte che il 30% delle proprietà è “malato” e che l’idea di progresso è andata perduta.

Da parte sua, Vicente Guallart spiega che in questi giorni presso l’Istituto di architettura avanzata della Catalogna (IAAC) avrebbe dovuto essere avviato un Master per architetti cinesi per insegnare loro il modello di Barcellona, ​​che deve essere inteso come una rete di quartieri senza centri e periferia.

“Il confinamento si verifica sulle scale delle case e diventa il luogo in cui vivere, lavorare e riposare ( vivere , lavorare e riposare), sono micro città. Il telelavoro è più importante ora che negli anni ’90 perchè ora produciamo da casa ”, sottolinea. Quindi, sostiene lo sviluppo di edifici ecologici che possano guardare all’esterno e in cui sia incorporata vegetazione che può essere irrigata con le acque grigie di scarico della città.

“Una natura che manca enormemente a molti barcellonesi, in questi giorni di prigionia”

L’architetto Carme Fiol usa l’Universés d’Habitation di Le Corbusier a Marsiglia come esempio di una casa ancora in vigore e fugge dalla visione triste dagli edifici che sono diventati di moda nella Meridiana e che hanno solo finestre. Ritiene che una riflessione sulle abitazioni attuali emergerà fortemente da questi giorni di confinamento.

Matilla propone di aprire un dibattito sulla tipologia delle case e di approfondirlo. Dall’esperienza del confinamento forzato, ritiene che si dovrebbe chiedere alla Generalitat di ripensare l’attuale decreto sull’abitabilità per incorporare miglioramenti legati alla superficie delle case e all’incorporazione di balconi e terrazze.

I professionisti sono certi che il confinamento significherà “un prima e un dopo”

Maria Rubert concorda anche nel sottolineare che forse è giunto il momento di modificare il modo di costruire e progettare le case per pensare anche alla loro distribuzione interna. “Essere rinchiusi al loro interno ci costringe a pensare a come vogliamo che siano i luoghi in cui viviamo e con quali spazi, trovare soluzioni per poter utilizzare spazi esterni che si complementano con gli interni “, dice, ricordando che la vita rurale, disprezzata da molti di fronte al vortice della grande città, è diventata più attraente in questi giorni.

“Non stiamo mai nelle nostre case e ora, costretti, ci rendiamo conto dei disagi che ci causano”.

Tratto da La Vanguardia, Barcelona, 29 marzo 2020

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Perchè Leo Messi ama Barcellona

Perchè Leo Messi ama Barcellona

 

Inizio dal fenomeno Leo Messi fotografato con me nella foto di copertina perchè chi fa sport a livello agonistico ha bisogno di avere al suo fianco una città come Barcellona. E spero per lui che Messi non la lasci mai.

LEO MESSI

La capacità di fare delle giocate paranormali a velocità di corpo e di pensiero ancora oggi ingestibili per la maggior parte degli avversari. È un 10 di maglia che gioca da 9, da centravanti, pur avendo un fisico diciamo da 7 o da 11 (le vecchie ali di una volta). È unico perché è uno strano tipo di argentino che in realtà è catalano. È unico perché pur essendo social come tutti i colleghi in realtà è riservatissimo, a partire dalla moglie.

 

LA SUA STORIA IN BREVISSIMO

All’età di 11 anni a Leo Messi è diagnosticata una forma di ipopituitarismo (deficienza di secrezione di somatotropina). Il Newell’s non riesce a pagare le cure, il River Plate mostra interesse nei suoi confronti, ma non ha abbastanza denaro per pagargli le cure necessarie da 900 dollari al mese e il trasferimento dal Newell’s Old Boys.

È quindi il Barcellona, attraverso il direttore sportivo Carles Rexach, a interessarsi del talento di Leo Messi dopo averlo visto giocare in un provino ottenuto grazie a dei parenti in Catalogna e ad assicurarsi le prestazioni sportive del ragazzo, rendendosi disponibile a pagargli le cure, qualora si fosse trasferito in Spagna. Non avendo a disposizione della carta su cui scrivere, Rexach fa firmare a Leo Messi il contratto su un tovagliolo di carta. Il resto è storia recente.

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

 

Leo Messi è alto 1,69 e pesa 72 kg. Un giocatore dal baricentro basso che riesce ad essere molto abile con il pallone tra i piedi. L’altezza non statuaria è sicuramente una delle armi a disposizione di Messi che può sfruttare così la sua velocità e la sua agilità per ubriacare con i suoi dribbling gli avversari.

DOVE VIVE LEO

La casa di Messi è straordinaria tanto quanto il suo talento calcistico. La sua casa si trova a soli 20 kilometri da Barcellona nella località di Castelldefels incastonata tra l’azzurro del Mediterraneo e la fitta vegetazione delle montagne. Spiagge sabbiose, un centro storico incantevole e gli ottimi collegamenti con Barcellona fanno di Castelldefels una delle località costiere più richieste della Spagna. Non stupisce dunque che oltre alla casa di Messi, qui si trovi la villa di un altro celebre campione, Luis Suárez. L’area metropolitana di Barcellona è dunque molto amata dall’élite internazionale.

 

PERCHE’ A BARCELLONA?

Trovare le ragioni per fare la scelta di cambiare vita ed andare a vivere a Barcellona non è molto complicato, anzi. Questa città ha da sempre avuto moltissima attrattiva nei confronti degli italiani, per via della sua modernità, della cultura, della movida e – ovviamente – della sua vicinanza con il mare. Gli italiani poi amano la Spagna, perché non richiede uno sforzo di adattamento così grande come altri Paesi, specialmente dal punto linguistico.

Barcellona è una città decisamente piena di vita, dove le opzioni per uscire la sera e divertirsi non mancano affatto. Ricca di cultura e di luoghi di aggregazione, è difficile riuscire ad annoiarsi perché, anche a livello di svaghi, offre moltissimo tra musei, festival culturali o musicali, la vicinanza al mare o alla montagna per svolgere attività sportive, e molto altro.

La capitale catalana è poi invidiabile anche per il suo clima. Infatti, anche in inverno, le temperature a Barcellona non sono mai troppo fredde e, solitamente, in dicembre e gennaio le minime registrano circa 8-9 gradi, mentre in piena estate si arriva anche a temperature ben più alte e vicino ai 30 gradi.

La vicinanza con il mare rende però la città di Barcellona una “metropoli” climaticamente mite e, soprattutto, molto attraente per gli amanti della vita marittima.

Inoltre, se fino a pochi anni fa Barcellona vantava anche un costo minore della vita, ad oggi la situazione è un po’ mutata in tal senso, ma rimane comunque una città dalle grandi dimensioni e poco stressante. I ritmi, lavorativi o di vita, a Barcellona non sono frenetici e, quindi, molti italiani la preferiscono a Milano o Roma.

Vivere a Barcellona: i punti di forza

1-Il clima: per chi viene da paesi freddi e grigi, Barcellona è un rifugio ideale. Le temperature non sono mai troppo alte in estate (le massime poche volte superano i 27 gradi e le minime restano intorno ai 21), né troppo basse in inverno (con massime intorno ai 13 gradi e minime sui 5) Il cielo è spesso di un azzurro limpidissimo, anche perché da queste parti il vento non manca mai. Le nevicate sono eventi rarissimi e la nebbia non si vede mai, se non lungo la costa in poche giornate di tarda primavera o di inizio estate, dovuta al contrasto termico tra l’aria calda e il mare, ancora freddo.

2-Il civismo. I catalani sono un popolo con un elevato senso civico, probabilmente aiutato dalla consapevolezza che chi trasgredisce le regole del vivere comune, in genere, viene sanzionato. La certezza della pena, aiuta a evitare, per esempio, che i barcellonesi lascino le auto in divieto di sosta (l’arrivo del carro attrezzi è quasi garantito e la multa si aggira sui 150 euro, oltre a 19 euro al giorno se non si ritira subito l’auto nel deposito municipale). Allo stesso modo tutti pagano il biglietto dell’autobus, rispettano la regola per la quale si entra dalla porta davanti del mezzo (e si saluta il conducente) e si scende da quella centrale. È frequente anche vedere i proprietari di cani muniti di paletta e sacchetto per non sporcare il suolo pubblico, la raccolta differenziata dei rifiuti è un dovere rispettato, le spiagge cittadine sono organizzate per ospitare chi pratica il nudismo e la convivenza con gli altri bagnanti non ha mai generato discussioni o polemiche. Insomma, per chi viene da gradi città italiane oggi sofferenti, come Roma, l’ordine catalano è un’oasi di pace.

3-Il sistema di trasporto pubblico. Vivere a Barcellona vuol dire avere a disposizione una rete di mezzi pubblici efficiente, puntuale e moderna. La metropolitana funziona e permette di spostarsi velocemente in tutta la città, i bus passano spesso e molte fermate indicano i tempi di attesa. Insomma, chi vuole rinunciare all’auto, in città non trova ostacoli.

4-L’offerta scolastica internazionale. Chi risiede in città ha a disposizione, oltre alla scuola pubblica (che non gode di ottima salute e da anni è al centro di polemiche e tentativi di riforma), numerosi istituti privati internazionali e altri detti “concertati”, ovvero parzialmente finanziati con fondi pubblici. Ci sono scuole private internazionali di ogni tipo, spesso molto costose ma che garantiscono una formazione eccellente. La scuola italiana di Barcellona, a detta di molti genitori, soffre delle stesse carenze di quella in Patria e sono molti i connazionali che, se possono permetterselo, iscrivono i figli negli istituti internazionali dove l’inglese è la prima lingua.

5-La natura e la vita all’aperto. Barcellona è una città compressa tra il mare e la collina, il che significa che poter scegliere di passeggiare sulla spiaggia o in mezzo a un bosco senza allontanarsi dalla città. Anche i parchi cittadini sono numerosi e ben curati, molte strade sono fiancheggiate da palme e anche nelle zone più cementificate non mancano piccoli spazi verdi per far giocare i bambini. Le temperature miti permettono alla gente di praticare sport all’aperto in ogni stagione, tanto che i campi da tennis sono solo all’aperto (e se piove si aspetta che smetta), a tutte le ore si incontrano runner, pattinatori e ciclisti (le piste ciclabili sono numerose), mentre sulla spiaggia sono stati allestiti diversi campi da volley e zone attrezzate per chi vuole allenare i muscoli. Vivere a Barcellona significa non avere scuse per non mantenersi in forma.

6-Smart & Tech City. Barcellona è tra le città più all’avanguardia d’Europa nell’applicazione delle nuove tecnologie al settore urbano. Interventi “smart”, applicati ai più svariati servizi , dall’irrigazione del verde pubblico, che si autoregola in funzione del meteo, ai lampioni intelligenti, che aumentano l’intensità della luce al passaggio dei pedoni, fino ai contenitori della spazzatura che comunicano con i camion di raccolta per avvisarli quando è ora di ritirare i rifiuti. Ma non sono soltanto le soluzioni intelligenti, orientate a migliorare la qualità della vita dei cittadini, a fare di Barcellona una città votata al futuro. Va riconosciuto che l’amministrazione locale si è molto impegnata per favorire la crescita di un tessuto imprenditoriale ad alto contenuto tecnologico. Negli ultimi anni sono state tante le startup di successo nate in città che hanno varcato i confini nazionali.

7-La festa di Sant Jordi e la cultura. Tutte le città hanno i loro giorni di festa, ma quello di Sant Jordi, a Barcellona è un giorno davvero speciale che vale la pena di vivere per immergersi nello spirito di questa città. Ogni 23 aprile i barcellonesi si riversano nelle strade del centro, chiuse al traffico, per girovagare tra gli innumerevoli stand di libri e di rose e incontrare i loro scrittori preferiti. Una tradizione amatissima, che fa a onore a questa città, da sempre votata alla cultura. Oltre a Sant Jordi, infatti, nel corso dell’anno non mancano mostre, concerti ed eventi culturali che fanno di Barcellona una delle città più vivaci del mondo dal punto di vista culturale.

ATTENZIONE pero’ a Barcellona non si viene piu’ come una volta così come va va.

Non fate questo errore, organizzatevi prima, noi abbiamo un sito dove raccogliamo per esempio tantissime informazioni GRATUITE e guide per poter affrontare questo trasferimento senza stress e senza sprecare tempo e soldi inutilmente.

Dal sito puoi direttamente metterti in contatto con noi se ha bisogno di approfondimenti, consigli e altre opportunità di questa meravigliosa città europea, Barcellona.

 

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Emigrare

Eh si quando si avvicina il Natale il desiderio di casa e famiglia si avvicina….e si allontana il desiderio di emigrare fuori dall’Italia salvo tornare prepotentemente alla ribalta appena si affaccia la fine delle vacanze e la testa torna ai problemi di ogni giorno.

Ultimamente ho letto diverse testimonianze di emigranti italiani nel mondo che, oltre alla mia esperienza diretta, fanno un quadro abbastanza similare della propria avventura.

L’Italia nel cuore ma la vita da un’altra parte.

Ci vuole una buona dose di coraggio e una buona dose di amore verso se stessi e la propria famiglia.

Nessun paese al mondo è più bello che l’Italia e questo lo sanno tutti ma……….

E’ su questo MA che si fanno le considerazioni.

Sui PRO e SUI CONTRO di una realtà differente dalla nostra ma nella quale i vantaggi sono certamente determinanti per la scelta e oggi, con poche ore di aereo sei di nuovo a casa.

Chi è uscito dall’Italia per costruirsi una nuova vita quasi mai torna indietro per volontà.

Il lavoro all’estero è rispettato, le persone si sentono apprezzate, trovano il loro posto anche in culture diametralmente differenti come quelle orientali.

Gli Italiani che vivono nel mondo portano la propria importante impronta culturale in ogni paese che incontrano, i bambini crescono in modo differente e aprono gli occhi verso sistemi e abitudini anche completamente opposti a quelli che imparano in casa.

E’ un bagaglio importantissimo per la formazione di un buon adulto, consapevole, responsabile e coerente con se stesso e con tutto quello che lo circonda.

Il futuro di questo pianeta è un dovere incombente su ciascuno di noi e ancora di più sulle giovani generazioni.

Portare la propria famiglia al di fuori delle zone di comfort è importante tanto quanto assicurare un letto caldo, cibo e serenità.

Si cresce nella sfida dell’integrazione, nella lotta per la conservazione delle proprie origini, nella consapevolezza di imparare quotidianamente le diversità e di saperle legare fra loro.

Come ho detto..è il MA che fa la differenza.

 

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